martedì 27 aprile 2010

27 aprile 1937 – 27 aprile 2010: 73° anniversario della scomparsa di Antonio Gramsci

Antonio Gramsci (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937) è stato un politico, filosofo e giornalista italiano. Tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia (1921), fu incarcerato fra il 1926 e il 1937 dal regime fascista di Mussolini e rilasciato poco prima della morte, avvenuta in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute durante gli anni di prigionia.
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?

Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917

www.fondazionegramsci.org
www.antoniogramsci.com

domenica 25 aprile 2010

25 Aprile, ora e sempre Resistenza

"Sono partigiano, perciò odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti"
Antonio Gramsci, scritti giovanili


BUON 25 APRILE A TUTTI!!!

sabato 24 aprile 2010

Eccoci. Ci siamo, ci tesseriamo.

Parte il tesseramento 2010, per intenderci quello che concorrerà alla costruzione materiale del partito e che, per via formale, determinerà le platee del 1° Congresso di SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’.

Lo svolgeremo nell’autunno 2010. Così abbiamo deciso nella riunione del 1° Comitato Nazionale riunito a Roma il 17 aprile scorso. Ma vorremmo soprattutto dire quello che determinerà definitivamente, anche se in questo caso principalmente per via formale, l’esistenza del nostro partito (non partiamo da zero, le adesioni del 2009 sono state, per approssimazione circa 30.000).

I territori, che spingono da tempo in questo senso, potranno così avere una ulteriore piccola certezza di essere parte di un collettivo tangibile e non meteore vaganti, per costruire tutti assieme il contenitore migliore possibile delle nostre tante e belle idee, che abbiamo visto nascere per vie inaspettate dentro un universo politico della sinistra annichilita che sembra aver introiettato definitivamente la propria crisi di pensiero lungo.

Avevamo pensato di poter arrivare prima (entro l’estate, avevamo detto all’Assemblea di Roma del dicembre scorso). Un po’ di ottimismo della volontà ci spinge ogni tanto a correre più di quanto siamo in grado di fare, ma soprattutto il calendario delle Elezioni Amministrative del 2010 ha scombinato i nostri programmi. Come certamente sapete, alla fine di maggio saranno chiamate al voto buona parte degli elettori e delle elettrici delle regioni a Statuto speciale (Aosta e buona parte dei comuni della Valle d’Aosta, molti anche delle province di Trento e Bolzano, diversi comuni della Sicilia e tutte le 8 province della Sardegna, quindi gli elettori e le elettrici di tutta la regione). Perciò abbiamo pensato di prenderci il tempo necessario per mettere anche queste regioni nella possibilità di svolgere i propri congressi con i tempi dovuti. La debolezza della struttura organizzativa centrale, inoltre, ha dovuto arrendersi a tempi più lunghi del previsto.

Il percorso che stiamo intraprendendo è però quello scelto da tutti e tutte e dobbiamo cercare di evidenziarne le potenzialità, il lavoro positivo fatto attraverso uno sforzo vero di “rimescolamento” delle forme tradizionali che i partiti della sinistra hanno fin ora praticato, laddove questo è accaduto. Non dobbiamo però sottacere i “vizi” che, per molteplici ragioni, non siamo riusciti ancora a indebolire, a superare, a vincere.

Nessuno ha manuali a disposizione (chi sarebbe stato capace di scriverne?). SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ ha scelto autonomamente, nei suoi appuntamenti principali, l’indagine sulla società, la ricerca di idee critiche che appartengano alla contemporaneità, la sperimentazione di modi, forme e luoghi che ci possono suggerire prevalentemente quanti e quante non sono transitati nella sfera delle politica, segnata profondamente dalla sua crisi, ma che hanno la curiosità e l’interesse a ri-sintonizzarsi con essa attraverso la partecipazione attiva alle sue decisioni. Per dirla con la bella metafora vendoliana, abbiamo scelto la semina, dandoci il tempo per vedere crescere qua e là qualche germoglio che ci possa indicare che il raccolto si farà. Tutto questo nella teoria. Ma teoria e prassi devono ancora fondersi in un’aspirazione comune. Non siamo al giudizio positivo, anche in buona fede non lo dobbiamo fare. Se guardassimo i nostri germogli con una lente pulita e non deformante della realtà ne vedremmo tutti i nostri limiti . In assenza ancora di una forma organizzata del soggetto che stiamo costruendo, abbiamo replicato, spesso, le medesime modalità che abbiamo conosciuto nel passato, senza ricordare che anch’esse, in parte, sono state determinanti della sconfitta.

Di cosa ci parla l’enorme percentuale di astensionismo alle recenti elezioni regionali, se non di una distanza siderale tra organizzazione della politica e società, bisogni e domande che non interagiscono più da tanto tempo con risposte credibili? Abbiamo sprecato anche noi molte energie. La campagna elettorale delle regionali ha parlato di un “noi” collettivo o di tanti “io” personali? I gruppi dirigenti (a diffusione generale, centro e territori, nessuno escluso) hanno tenuto conto, nella loro formazione, seppure transitoria e provvisoria verso il congresso, delle motivazioni che avevano alimentato la ripresa del nostro nuovo cammino politico? Siamo stati capaci di attingere alla migliore esperienza delle donne, dei ragazzi e delle ragazze che hanno così tanto condiviso il nostro progetto, ne sono anzi stati i maggiori soggetti fondativi?

Sono domande molto parziali che, ovviamente, non avranno risposte univoche, domande che non esauriscono il nostro impegno perché possono ancora trovare risposte nei tanti passi che dobbiamo fare.

Oggi proviamo, voglio sottolineare - PROVIAMO – a fare uno dei passi nella direzione migliore che possiamo tutti assieme trovare. Un passo deciso senza tremolii di gambe. E partiamo dalla rottura di uno degli schemi più tradizionali: il tesseramento. Scegliamo di spezzare la sacralità fuori tempo dell’adesione al partito – come l’abbiamo conosciuta nelle esperienze individuali precedenti – come “proprietà” delle tessere, il “possesso” di tesserati per costruirsi un pezzo di piccolo potere personale come solo si trattasse di numeri. Da noi i “signori delle tessere” di memoria novecentesca non devono avere cittadinanza. L’iscrizione a SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ da iscrizione al partito diventa iscrizione al progetto che ne è parte fondativa. Spalanchiamo quindi con coraggio, noi che già condividiamo ill progetto di SEL da tempo, le nostre porte ai tanti e tante che fino ad ora ci hanno solo guardati, forse anche con simpatia, forse anche votandoci, ma da fuori. Permettiamo a tutti e tutte di fare parte consapevolmente del progetto della buona politica della sinistra che ha bisogni di tanti apporti diversi:

L’iscrizione a SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ sarà INDIVIDUALE e CENTRALE.

Individuale perché diventa azione di singoli e di singole in grande autonomia dalle organizzazioni di cui farà parte.

Centrale perché l’iscrizione non sarà a questa o a quell’organizzazione di territorio ma al progetto politico di SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ nella sua interezza.

Il tesseramento non più solo una scelta di “militanza” tradizionale ma più capillare nella sua diffusione e come impegno soggettivo sul futuro della sinistra che proviamo a costruire. Tante le motivazioni che possono avere risposte: la dichiarazione di sintonia con le idee che il partito propone, il sostegno economico al soggetto politico che si sceglie, la voglia di “fare parte” di un collettivo, anche solo l’avere in tasca un bel logo (l’accento) su un cartoncino con il simbolo e, ovviamente, la voglia di partecipazione, di una militanza rinnovata e più consapevole.


La scelta della modalità ON-LINE.

Il web ha contraddistinto buona parte del nostro percorso. Guardiamo ad una generazione web, che non è banalmente ed esclusivamente il popolo dei giovani. E’ il nostro popolo. E il web è il luogo dei luoghi, quello che accorcia distanze, avvicina le persone, rompe i confini geografici e allarga il nostro orizzonte di incontri. Ci permette, e ci ha permesso, di fare arrivare la nostra comunicazione senza enormi sforzi economici , moltiplicando il nostro messaggio di computer in computer, di fare arrivare le nostre immagini, le nostre parole scritte, i nostri video, foto, iniziative dove mai avremmo potuto. Nichi Vendola che parla con le video-lettere diventa il “caso comunicativo” ripreso dalla carta stampata e moltiplica esponenzialmente la platea a cui si rivolge. La creatività delle esperienze dei più giovani, nelle Fabbriche di Nichi ma non solo, ha interagito con lo strumento web e ha potuto tramutarsi in azione politica concreta. Così è stata analizzata la nostra campagna elettorale, dai media nazionali ma addirittura internazionali. E’ tempo di farne tesoro. Di superare i nostri limiti (è vero, parzialmente di generazione). E’ anche l’ora di scegliere quali sono i nostri interlocutori primari. A chi vogliamo parlare innanzitutto. Come decidiamo di farlo immediatamente dopo.

Così ci iscriviamo a SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’ dal suo sito. Con una procedura facilitata, accompagnata da spiegazioni semplici e intellegibili. E lo possiamo fare liberamente, individualmente, sapendo che poi potremo essere accompagnati, se lo decideremo, dentro i percorsi del partito. Con una sola primaria responsabilità. Partecipare. E che la nostra partecipazione sia una scelta libera e democratica, che ognuno e ognuna possa decidere se farlo concorrendo alla responsabilità di incarichi nell’organizzazione o meno, scegliere se frequentare la comunità o contribuire con le proprie idee e proposte. Con pari dignità e con il riconoscimento delle proprie originalità.

Il tesseramento on-line consentirà alla nostra organizzazione di avere l’aggiornamento in tempo reale di iscritti e iscritte. Ogni referente del tesseramento avrà un accesso alla banca dati del proprio territorio. Potremo fare partecipare tutti e tutte a sondaggi on-line, con modalità di sicurezza che ci permetteranno votazioni on-line su temi consultivi e decisionali di carattere generale.

E’ tempo del raccolto in questo piccolo orto della costruzione del partito che verrà. Sforzandoci di liberarci con coraggio da subalternità formali conservazioniste e scrollandoci di dosso ogni sterile preconcetto.

Se sarà un raccolto di buona qualità vorrà dire che abbiamo avuto cura dei valori sui quali ci siamo fondati, quelli di una sinistra che è stata portatrice e incubatrice di valori di uguaglianza e libertà che vuole riconsegnare al futuro della politica.

Mettiamoci in tasca l’accento rosso che abbiamo stampato sulla tessera 2010 per METTERE L’ACCENTO SULLA BUONA POLITICA facciamo Resistenza: a partire dal 25 aprile con l’iscrizione a SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA’

On-line da domenica 25 aprile mattina www.sinistraecologialiberta.it

- tesseramento@sxmail.it

Buon 25 aprile di Resistenza a tutt@

Beatrice Giavazzi, resp. naz. Tesseramento

venerdì 23 aprile 2010

COMUNICATO STAMPA

Apprendo dai giornali nazionali che alla Camera dei Deputati la Lega Nord ha presentato la proposta di sottoporre gli immigrati, intenzionati ad esercitare attività commerciali, ad un test di lingua italiana.
Mi auguro che, seguendo la logica di questa proposta, l'On. Claudio D'Amico, deputato della Lega Nord e Sindaco di Cassina De' Pecchi, si adoperi affinché non venga negato il patrocinio al corso di italiano per stranieri, organizzato da tempo a Cassina dalla Cooperativa La Speranza e fino all'anno passato inserito nel programma dell'Università 2000.
Sarebbe infatti quanto meno incoerente chiedere da un lato la conoscenza della lingua italiana e dall'altro negare gli strumenti a coloro i quali siano intenzionati ad impararla, mortificando di fatto, inoltre, il lavoro di chi da anni è impegnato sul territorio a diffondere la lingua e la cultura del nostro Paese.

Alessandro Simeone
SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - Circolo di Cassina De' Pecchi

25 Aprile di libertà

TUTTI IN PIAZZA il 25 Aprile a festeggiare la liberazione!!!

Alle 10,00 in Pzza De Gasperi.

Il programma completo delle celebrazioni è su anpicassina.blogspot.com

domenica 11 aprile 2010

APPELLO: IO STO CON EMERGENCY



Sabato 10 aprile militari afgani e della coalizione internazionale hanno attaccato il Centro chirurgico di Emergency a Lashkar-gah e portato via membri dello staff nazionale e internazionale. Tra questi ci sono tre cittadini italiani: Matteo Dell'Aira, Marco Garatti e Matteo Pagani.

Emergency è indipendente e neutrale. Dal 1999 a oggi EMERGENCY ha curato gratuitamente oltre 2.500.000 cittadini afgani e costruito tre ospedali, un centro di maternità e una rete di 28 posti di primo soccorso.

IO STO CON EMERGENCY

    venerdì 2 aprile 2010

    “L’alternativa possibile” di Nichi Vendola

    Per il popolo del centrosinistra, e anche per molti dei suoi dirigenti, è stata una amara delusione. Ci eravamo illusi che le vistose crepe nell’edificio del berlusconismo, le contraddizioni e le divisioni, le malcelate contrapposizioni fra gruppi di potere, le smagliature nell’ipnotico racconto berlusconiano, dalla ricomparsa della spazzatura nelle strade campane alla permanenza delle macerie in quelle dell’Aquila, dovessero immediatamente tradursi in un vertiginoso calo dei consensi elettorali.
    Non è stato così, e anche dove si è effettivamente verificato quel calo di consensi ha premiato non il centrosinistra ma un’altra destra, forse più
    coerente e omogenea, di certo ancor più temibile, quella leghista.
    Ma perché le cose sarebbero dovute andare altrimenti? Quale racconto diverso e alternativo ha saputo costruire il centrosinistra nei due anni che ci separano dallo sfondamento del centrodestra nelle elezioni politiche? Quali antidoti e anticorpi ha messo in campo per contrastare quei fenomeni profondi e incisivi, sociali e culturali oltre che politici, che sono il berlusconismo e lo spostamento a destra dell’intera società italiana?
    Non possiamo, come nell’antico adagio cinese, restare seduti sulla sponda del fiume aspettando che passi il cadavere del nostro nemico. Se il centrosinistra non troverà il coraggio di guardarsi senza ipocrisie allo specchio, accorgendosi di quale vasto cimitero è spesso diventato, scoprendo l’impedimento e l’ostacolo che esso stesso oggi rappresenta, la crisi del berlusconismo si risolverà solo in un’ulteriore e ancor più fonda deriva di destra.
    Quello che ci si richiede è un lavoro di lunga lena, metodico e paziente: non un miracolo o un colpo di bacchetta magica. Questo è il tempo della semina, senza la quale non arriverà mai il raccolto, non fra tre e neppure fra dieci anni. E dobbiamo sapere che non esistono formule salvifiche e preconfezionate. Non basterà neppure il «ritorno ai territori», in questi casi continuamente, e giustamente, evocato. Al territorialismo della Lega, che reagisce al trauma della globalizzazione con un messaggio di chiusura, contrapposizione ed egoistica difesa degli interessi minuti locali dobbiamo saper opporre un territorialismo altrettanto radicato ma opposto: cosmopolita, aperto, solidale, capace di usare le specificità locali come leva per una valorizzazione complessiva delle differenze.
    Non basteranno neppure le primarie, che pure, come l’esperienza della Puglia dimostra, comportano uno scatto imponente in termini di partecipazione e rimotivazione diffusa. Ma una politica che voglia essere davvero «buona» e partecipativa non può limitarsi a convocare ogni tanto il popolo per chiedergli di esercitare, con le primarie, il potere decisionale che gli spetta. Deve saper modificare i termini stessi del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, rendendoli sempre e comunque orizzontali anziché verticali, fondati sullo scambio e il dialogo anziché sulla formula novecentesca della delega in bianco. Dobbiamo chiedere alla nostra gente di intervenire attivamente in ogni occasione, e altrettanto diretti devono saper essere «i rappresentanti». A una platea che esplode in applausi scroscianti quando si parla di raccolta differenziata bisogna chiedere non di applaudire ma di praticare effettivamente quella raccolta differenziata, di agire subito per dar seguito nei fatti a quello che proclamiamo e che applaudiamo. Per sperimentare concretamente, qui ed ora, nella quotidianità, un altro modo di vivere.
    Dobbiamo anche avere, tutti, il coraggio di ammettere l’inadeguatezza degli strumenti di cui disponiamo, dei partiti che abbiamo costruito in questi anni. Rischiamo di avere partiti leggerissimi quanto a consenso e partecipazione e pesanti, elefantiaci quanto ad apparati. Non è stata la via giusta sinora. Lo sarà ancor di meno in futuro.
    Dobbiamo, infine, restituire spessore e senso a quel termine, «alternativa», che è oggi vuoto e che per questo non esercita più alcuna attrazione, non ridesta emozioni, non suscita speranze. Potrebbe forse essere un buon punto di partenza organizzare ovunque incontri liberi e di massa, quasi delle vere lezioni partecipate, su ciascuno dei termini di quel vocabolario che abbiamo smarrito e la cui eclisse spiega e giustifica più d’ogni altra cosa il dilagare della cultura e del sistema di disvalori della destra nel nostro paese.
    Svincolata e astratta dal lavoro, la parola di cui la destra di Berlusconi più frequentemente abusa, «libertà», rovescia il suo più intimo significato. Intrecciare di nuovo lavoro e libertà, riscoprire il nesso indissolubile che c’è tra loro, è forse oggi la priorità assoluta, e più che mai di fronte all’assalto contro l’art. 18, circondato anche nel centrosinistra da un colpevole e suicida silenzio nel corso della campagna elettorale. Quel silenzio del centrosinistra va interrotto, tanto più alla luce della decisione di Napolitano di rinviare la legge di riforma del diritto del lavoro alle Camere. E’ necessario che tutta l’opposizione si mobiliti subito unitariamente e organizzi una grande manifestazione per respingere questo
    attacco contro uno dei più elementari diritti di libertà del lavoro.
    Sino a che la parola «alternativa» non tornerà a indicare materialmente la possibilità effettiva, a portata di mano, di una vita diversa, tutti i discorsi sulle alleanze e sulle possibili alchimie politiche sono destinati a restare solo chiacchiericcio e vaniloquio. Faccio solo due esempi: la liberazione delle nuove generazioni dalla gabbia del precariato e il ripristino del primato dei beni comuni contro l’onnivora invasione della logica del mercato e del profitto. Basterebbe questo a dare il senso di cosa deve significare alternativa.
    Nichi Vendola

    giovedì 1 aprile 2010

    Intervista a Nichi Vendola “Non c’è futuro per i partiti io punto sulle virtù civiche”

    BARI «I morti seppelliscono i morti. Concentriamoci sui vivi».
    Nichi Vendola dà già per stecchito Bersani.
    «Io penso invece che siano finiti i partiti. Consumati, inadeguati, fuori dalle virtù civiche. Non voglio più essere scambiato per uno degli esorcisti che tentano di far vivere chi è defunto».
    Bersani, invece…
    «Non commento i destini personali. Penso a quel che dovrà succedere».
    Succederà che porterà le sue poesie a Roma.
    «Anche la poesia, sì. La poesia è nei fatti è stato il mio slogan elettorale. Porterò l’esperienza delle fabbriche».
    Sembra che la Puglia sia piena di operai. Invece lei fabbrica parole.
    «Sono luoghi in cui le esperienze si coagulano, la gente si ritrova insieme e resta insieme. Sono posti in cui si coopera per un’idea di governo. Cooperazione: l’uno a fianco all’altro. Invece mi dica lei cosa sono i partiti».
    Dica lei.
    «Aree delimitate da una specie di filo spinato in cui la competizione è sfacciata, ossi di seppia, luoghi pieni di detriti, posti senza anima. I partiti sono fuori dal popolo, oltre la gente. A volte contro di essa. Una catena, una rete oligarchica e distante».
    Nelle sue fabbriche invece c’è piena occupazione
    «ha visto quanta gente? Cento- quaranta sono le fabbriche. E fabbricano speranze, sono connesse alle piazze, alle vite degli ultimi. Altrimenti io come avrei fatto, come avrei potuto vincere?».
    In effetti D’Alema aveva garantito che avrebbe perso.
    «Quando le differenze sono politiche è inutile commentare con parole senza riguardo».
    La sua è sempre una costruzione innocentista, anche se parecchio sanguinante della realtà. Però se annusa le liste che l’hanno sostenuta troverà qualche brigante.
    «Ed frutto di questo sistema, siamo figli di questi partiti. La ragione per cui le ho detto che la loro vita naturale si deve considerare conclusa».
    Per esempio: l’ex segretario del Pd pugliese, inquisito, annuncia il ritiro dalla politica. Però giacché è già candidato aspetta di vedere i risultati. Eletto. Finita la festa, gabbato il santo.
    «Aveva detto che lasciava ed è assai opportuno che tenga fede all’impegno».
    La moralità.
    «La moralità dobbiamo ritrovare, sì. La vita sobria, anche umile. Io non ho partecipato a una sola festa, e sa che Bari è piuttosto generosa nell’offerta, perché mi sembrava utile non apparire. Io devo difendere la mia persona dal rischio di divenire solo un personaggio e mi produco in periodi di astinenza: dalla tv  e dal potere. Voglio riuscire a non farmi mangiare dal potere».
    A lei si rivolgono con devozione di stampo berlusconiano.
    «Quale Berlusconi! Qui in Puglia c’è stata semina. Ed ora c’è raccolto. Nell’innovazione abbiamo investito un miliardo e 700 milioni di euro. Il budget della giunta precedente era di 80 milioni di euro. Innovazione. Cioè ricerca, nuove competenze, apertura di carriere per chi inizia il lavoro. Cultura. Abbiamo la più possente e tecnologica macchina di Protezione civile, un sistema unico di telecontrollo del territorio. E quando ripartirà l’economia vedrà la Puglia come correrà. Altrove forse il raccolto non c’è stato perché nessuno ha pensato di seminare».
    Berlusconi ha seminato?
    «Lui è riuscito nel miracolo di separare il concetto della libertà dal lavoro. Il lavoro è scomparso. La sinistra nemmeno sene è accorta. Lui ha cancellato l’articolo 18 e l’opposizione quasi non s’è destata dal torpore. Questo è il centrosinistra delle allusioni, perciò diviene il centrosinistra delle illusioni. Ed ecco qui il risultato».
    Il partito non c’è più.
    «Partito: participio passato. Cioè e anche: fuggito, sparito. Scomparso».
    Il partito democratico.
    «Il fuggito democratico».
    Poesia pura.
    «Berlusconi lascia solo solitudini. E noi che stiamo dall’altra parte non abbiamo strumenti, non capiamo, non agiamo. Competiamo. Sappiamo unicamente competere tra noi».
    Sapete solo scannarvi.
    «E il frutto della formula sbagliata. Non sono gli uomini. La leadership è una funzione non una finalità. Non ho la forza di connettere quello con l’altro, l’operaio e il borghese, il giovane e l’anziano, il diversamente abile, colui che è fragile. E provo a vincere da solo, corro per dominare».
    Dunque: bisogna buttare giù il partito democratico e tutto l’edificato urbano delle periferie di sinistra e costruire la nuova fabbrica del consenso.
    «Rischio di ficcarmi nel buco nero del nuovisino, una moda nefasta. Ma osservo la realtà: ossi di seppia sono divenuti i partiti. Io porto le fabbriche, un segno nella costellazione. Contribuisco così. A fine aprile avremo gli stati generali delle fabbriche. Tutta Italia».
    Tutta l’Italia di centrosinistra in Puglia, per uno stage formativo.
    «Da quel punto di vista sì. Siamo imbattibili a utilizzare al meglio gli strumenti e le parole: connettere, coinvolgere, gratificare. Vede la meraviglia del volontariato, vede la forza oscura dell’anima, il piacere di costruire qualcosa di nuovo. Quanti soldi sarebbero serviti? E con quei soldi cosa mai avremmo ottenuto?».
    Antonello Caporale