mercoledì 11 maggio 2011

Garantisti coi garantiti, giustizialisti con tutti gli altri

Non è facile fare quattro mesi di carcere da innocente. Ma è ancora più difficile farli e poi continuare a credere nel diritto, nella giustizia.

La storia di Giuliano Pisapia racconta questo. La storia di una persona, ingiustamente accusata ed incarcerata. Che ha continuato a credere nel diritto. Che alla fine è stata assolta. Che ha speso poi tutta la sua vita a difendere gli ultimi, nelle aule di tribunale. Diventando, col suo comportamento prima ancora che con le parole, un esempio vivente del garantismo.

Giuliano, diffamato oggi in tv dalla Moratti, non si è sottratto al processo. Non ha urlato contro i magistrati. Non ha tappezzato Milano con manifesti con scritto "via le BR dalle procure". Giuliano in tribunale ci è andato, si è difeso, prima in Corte d'assise, poi in Corte d'assise d'appello. E ha vinto.

Poi, da quando è uscito, ha cominciato a denunciare quello che ha visto nel carcere: l'oppressione verso gli ultimi, il vuoto del diritto. Da professionista, come avvocato penalista. E da politico, come parlamentare.

Letizia Moratti, invece, oggi ha scoperto il vero volto del berlusconismo. Che non è, e non è mai stato, garantista.

Il berlusconismo è nato, prima che in parlamento, in televisione. Con le dirette di Emilio Fede e Brosio davanti al tribunale di Milano. Con le reti mediaset che costruivano processi mediatici all'intera classe politica. Con la discesa in campo del Capo, per liberare l'Italia dal malcostume e dalla corruzione. Con l'idea (strana a ricordarla ora) di nominare Antonio Di Pietro ministro della Giustizia. Nel 1994.

Il berlusconismo è, nel dna, giustizialista e forcaiolo. Pisapia è l'ultimo, più clamoroso, caso, che segue quello di Boffo, di Fini, e di tanti altri condannati pubblicamente dai media di famiglia prima ancora di entrare in tribunale.

Il berlusconismo diventa garantista solo se si tratta di difendere il Capo. Lui, che ha paura di presentarsi in tribunale. Lui, che ha l'ossessione dei giudici "rossi". Lui, che in quasi tutti i processi è stato prescritto (e non assolto) a seguito di modifiche legislative introdotte dalla sua maggioranza.

Ma i processi in piazza, per tutti gli altri, van bene. Anche se uno è stato dichiarato innocente (e non prescritto o amnistiato) dai tribunali della Repubblica.

Oggi è evidente a tutti. I garantisti siamo noi. Noi che denunciamo la vergogna degli ospedali psichiatrici giudiziari. Noi che non mettiamo in galera un giovane perché tossicodipendente, ma lo curiamo. Noi che, quando sbagliamo, ci dimettiamo, come ha fatto Delbono a Bologna. Noi che non abbiamo paura della magistratura. Noi che ci facciamo mesi di carcere per poi essere assolti. Noi, come Giuliano.


Alessandro Simeone

Nessun commento: