martedì 21 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
Comunicato sindacale Nokia-Siemens
I sindacati avrebbero preferito avere torto! Jabil si è disfatta degli stabilimenti italiani e francesi, Competence si è dimostrata incapace di stare in piedi senza le commesse di NokiaSiemens e gli altri clienti coprono solo una parte marginale del fatturato del sito.
Competence vuole gestire unilateralmente la CIGS contravvenendo ad un accordo sulla CIGO che sarebbe terminato il 31 dicembre 2010.
NokiaSiemens nasconde le proprie intenzioni e non vuole condividere il piano industriale, ma intanto licenzia 58 lavoratori e lavoratrici proseguendo il ridimensionamento in Italia. In pochi anni è passata da 3000 dipendenti a 1200 e sembra intenzionata a continuare a delocalizzare e a ridurre l’occupazione mettendo a repentaglio la sopravvivenza del sito industriale di Cassina de’ Pecchi.
NokiaSiemens deve cambiare strategia per l’Italia rilanciando la propria vocazione nella ricerca e nello sviluppo di vari prodotti che crei ricadute occupazionali per il sito di Cassina che deve continuare a rimanere un polo d’eccellenza delle Telecomunicazioni in Italia.
Si proclamano 4 ore di sciopero con presidio delle portinerie per la giornata del 15 dicembre 2010
così articolate:
COMPETENCE italia:
4 ore in ingresso per primo turno e giornata
4 ore in uscita per secondo e turno notturno
2 ore per i part-timeNokia-Siemens:
Dalle 8:00 alle 12:00
Cassina de’ Pecchi 13/12/10
RSU NokiaSiemens Factory e Plaza
Consiglio comunale e assemblea pubblica sul PGT
venerdì 3 dicembre 2010
Volantino Nokia-Siemens
martedì 2 novembre 2010
Vendola commenta le "uscite" del premier
sabato 23 ottobre 2010
Comunicato stampa su Jabil-Competence
La crisi di quell'area procede a passi spediti, anche sull'onda dei Marchionne nostrani. A Cassina come a Melfi, ai lavoratori ingiustamente vessati va la nostra piena solidarietà.
Dopo il consiglio comunale di settembre, dopo la "protesta delle magliette" per richiedere il consiglio comunale aperto, l'amministrazione tace ancora, rinviando sine die l'argomento.
Ormai siamo quasi a fine anno, e le firme di tanti cassinesi depositate ad inizio anno sono ancora in attesa di risposta.
Noi di SEL ci poniamo alcune domande:
1- perché l'amministrazione tarda ancora a convocare il consiglio comunale aperto, visto che ne sono previsti da statuto due all'anno e ancora non se n'è svolto nessuno?
2- qual'é l'intenzione dell'amministrazione in ottica PGT sulle aree di Nokia-Siemens? Vuole vincolarle ad un uso industriale, come votato in un ordine del giorno e come chiediamo noi, oppure ha altri progetti che sarebbero pagati con la perdita di un migliaio di posti di lavoro?
Per esempio non vincoleranno l'area e qualcuno ha forse già pronto qualche progetto di urbanizzazione, magari fecendo uno spezzatino e scorporando la parte di terreno che confina con il naviglio?
3- che fine ha fatto il "Sindaco-deputato" della campagna elettorale? Perché non ha ancora sollevato la questione Nokia-Siemens a Roma? Perché non porta a Cassina il ministro dello sviluppo economico?
Nei fatti il sindaco D'Amico è più a Roma che a Cassina, impegnato a votare nei tantissimi voti di fiducia che il governo chiede alla Camera. Non solleva la questione perché la sensibilità della coalizione di centrodestra verso il lavoro è pari a zero, contano solo le ronde e la propaganda sugli immigrati. Il territorio, a dispetto degli slogan, viene sempre all'ultimo posto in barba al bene dei lavoratori e della comunità tutta.
La soluzione del problema passa solo per l'intervento pubblico:
- far pagare il prezzo politico a Nokia-Siemens per la fuga, costringendola a cedere l'area dello stabilimento allo Stato;
- accordo tra enti locali, Stato, Università (Politecnico in particolare) per far diventare il sito un centro di ricerca nazionale sulle telecomunicazioni (attività che adesso già viene svolta);
- incentivi per nuove imprese che, partendo dalle ricerche svolte, nella stessa area avviino la produzione, salvaguardando l'occupazione.
Il percorso è difficile, ma soltanto così si rilancia un'attività che ha un futuro perche' basata sull'alta tecnologia.
Una cosa è certa: noi di SEL continueremo a porre la questione.
Sinistra Ecologia Libertà - Cassina De' Pecchi
martedì 28 settembre 2010
Comunicato stampa - consiglio comunale del 27 settembre 2010
A distanza di mesi dalla raccolta di firme di cassinesi che chiedevano la convocazione di un consiglio comunale aperto sulle crisi lavorative, di fronte a un gruppo di lavoratori della Jabil che chiedevano solamente un po' di attenzione, la risposta del sindaco è stata affidata ai formalismi del regolamento consiliare, dimenticando di avere di fronte persone che rischiano il loro posto di lavoro.
Speriamo che alla risposta in burocratese dell'amministrazione seguano i fatti, e che si abbia in tempi brevi la convocazione del consiglio comunale aperto.
venerdì 17 settembre 2010
Comunicato stampa - gemellaggio
Ci è giunta notizia di un disimpegno da parte dell’amministrazione comunale in merito al gemellaggio con Elancourt, negando la copertura finanziaria (1500€ circa) all’evento, organizzato dal comitato per il gemellaggio, e che dovrebbe svolgersi in ottobre.
Chiediamo una pronta smentita da parte del Sindaco e della giunta.
La conferma del disimpegno sarebbe infatti un atto vergognoso sia nel merito, andando a incrinare un rapporto di amicizia ultradecennale con la comunità francese, sia nel metodo, avvenendo a un mese scarso dall’iniziativa, dopo aver fornito ripetute rassicurazioni ai membri del comitato.
Per Sinistra Ecologia Libertà - circolo di Cassina De’ Pecchi
Il portavoce cittadino
Alessandro Simeone
mercoledì 15 settembre 2010
Volantino per la casa dell'acqua
Nichi Vendola alla festa del PD a Torino
lunedì 13 settembre 2010
Più ignoranza per tutti - campagna per la scuola pubblica
martedì 7 settembre 2010
Per una casa dell'acqua a Cassina
COMUNICATO STAMPA
Si avvicina l'autunno e con esso si avvicina la sessione di bilancio per il comune di Cassina De' Pecchi. Nella prospettiva della stesura del bilancio 2011 noi di Sinistra Ecologia Libertà vogliamo portare il nostro piccolo contributo al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Per questo proponiamo al Sindaco e alla giunta di programmare l'installazione a Cassina di una "Casa dell'Acqua".
Le Case dell’Acqua sono "piccole strutture realizzate, in spazi pubblici verdi, che consentono il consumo e il prelievo dell’acqua potabile refrigerata e/o gassata; le Case dell’Acqua si stanno diffondendo anche oltre la Provincia di Milano perché hanno successo e sono molto gradite dai cittadini che in gran numero ne usufruiscono.
Le Case dell’Acqua sono state realizzate per valorizzare ed incentivare l’uso dell’acqua potabile proveniente dalla rete idrica in alternativa alle minerali in bottiglia.
I propositi sono la riduzione della produzione di plastica del traffico pesante per il trasporto, il risparmio per le famiglie.
I controlli e l’etichetta dell’acqua della rete idrica permettono ogni garanzia di qualità [...]" (tratto da amiacque.it).
Molti comuni limitrofi al nostro (ad esempio Gorgonzola, Segrate e Pioltello) hanno provveduto ad installarne nel loro territorio, con benefici sia in termini di ambiente, riducendo l'inquinamento dovuto alla plastica delle bottiglie e al trasporto via camion di esse, sia in termini economici, consentendo ad una famiglia media di risparmiare più di 200€ l'anno.
Noi proponiamo la messa a bilancio e la successiva installazione nel 2011 di una Casa dell'Acqua, da collocarsi o in zona Unes o in zona metropolitana,
Per il comune è un piccolo impegno, che si traduce in un gran beneficio per l'ambiente e per i cittadini di Cassina, nonché valorizza un bene pubblico, qual é e quale deve rimanere l’acqua.
Nel frattempo, invitiamo i cittadini in possesso della tessera "Ikea family" ad usufruire della Casa dell'Acqua messa a disposizione da Ikea Carugate, e che consente il prelievo gratuito di un massimo di 36 litri di acqua al giorno, naturale o gassata.
Per Sinistra Ecologia Libertà - Cassina De' Pecchi
Il portavoce cittadino
Alessandro Simeone
lunedì 6 settembre 2010
SEL di Cassina per Giuliano Pisapia sindaco di Milano
No alla lapidazione di Sakineh
"Una donna di 43 anni, madre di due figli, Sakineh Mohammadi-Ashtiani, rischia nella Repubblica Islamica dell'Iran l'esecuzione per lapidazione (dopo aver ricevuto come "punizione" pubblica, e in presenza di uno dei suoi figli, a titolo di "esempio", 99 colpi di frusta)".
"I suoi crimini agli occhi delle autorità politico-religiose di questo paese? L'adulterio, che non è un crimine né un delitto. Ma, soprattutto, la presunta complicità in un omicidio che è stata costretta a confessare, talmente costretta che ha poi subito ritrattato".
"Cosa bisogna pensare di questi metodi diretti a estorcere pretese verità? Noi, firmatari di questo testo, facciamo appello dunque alle autorità iraniane perchè mettano fine a questo tipo di procedure, oltre che a queste punizioni inique e barbare.
Ci uniamo a tutte le iniziative già intraprese dalle organizzazioni di difesa dei diritti dell'uomo, quali Human
Rights Watch e Amnesty International, a favore della signora Sakineh Mohammadi-Ashtiani".
"Per il rispetto della dignità e della libertà di tutte le donne iraniane".
Un altro morto di legalità. Nel silenzio del governo.
Salerno: ucciso il sindaco di Pollica
Angelo Vassallo, 57 anni, assassinato con 9 colpi di pistola nella notte mentre rientrava a casa
Un vero e proprio agguato. E' stato ucciso a colpi di pistola il sindaco di Pollica, comune che comprende anche la più nota Acciaroli (Salerno), paesino del Cilento famoso per la bandiera blu che viene assegnata da tempo ogni anno alle sue acque.
L'AGGUATO - Angelo Vassallo, 57 anni, è stato colpito questa notte mentre era alla guida della sua auto, una Audi station wagon grigia, e rientrava a casa in una stradina dietro la sua abitazione. Secondo i primi rilievi delle indagini, Vassallo è stato colpito con almeno nove colpi di pistola sparati dal finestrino verso di lui. La pista seguita dagli inquirenti in questo momento privilegia la vita amministrativa dell'ucciso, anche se non trascura altri possibili moventi. Vassallo era già stato sindaco del Comune di Acciaroli, ma nella scorsa tornata elettorale, a marzo, si era candidato da solo con una lista civica, «Cilento pulito», sempre però nell'ambito della coalizione di centrosinistra. Vassallo lascia una moglie e due figli.
IL PM - Il sostituto procuratore di Vallo della Lucania, Alfredo Greco commenta così a Sky Tg24 l'omicidio: «E' un agguato in stile camorra con modalità brutte e pesanti, un’esecuzione cattiva con troppi colpi sparati». Vassallo, dice Greco, «era una persona per bene, che metteva se stesso davanti all’illegalità. Il medico legale ha stabilito che è morto con i primi colpi, poi ne sono arrivati altri: il cadavere è crivellato di proiettili». «Negli ultimi tempi era preoccupato e mi teneva costantemente informato sugli sviluppi di alcune vicende. Era un uomo che si batteva contro l'illegalità ed era sempre in prima linea. Quando accadeva qualcosa di particolare sul suo territorio, me lo segnalava» ha poi aggiunto Greco. «Ci sono molte piste da seguire - ha detto ancora il magistrato - e per il momento non abbiamo un orientamento preciso sul possibile movente. Non sappiamo ancora - ha concluso Greco - neppure se abbiano agito una o più persone. Si può pensare di tutto».
CHI ERA - Vassallo era soprannominato il «sindaco-pescatore» e viene ricordato da tutti anche per le sue ordinanze singolari. Lo scorso gennaio firmò un’ordinanza che prevedeva una multa fino a mille euro per chi fosse stato sorpreso a gettare a terra cenere e mozziconi di sigarette. Un modo per evitare di sporcare il paesaggio di uno dei comuni più caratteristici del Cilento, le cui acque del mare sono state più volte premiate con la Bandiera blu. Ma Vassallo, che decise di ricandidarsi a primo cittadino correndo da solo con una lista civica nonostante fosse un esponente del Pd, aveva anche avviato la vendita dei 150 loculi del cimitero della sua città in località Costantinopoli: una cessione per 99 anni destinata soprattutto ai tanti vacanzieri e stranieri che ogni anno, soprattutto d’estate, sono incantati dalla bellezza del paesaggio. Le tombe, inoltre, sarebbero state messe in vendita con una serie di moderne tecnologie compresa una webcam che rendeva possibile poter guardare, anche a chilometri di distanza, l’ultima dimora del proprio caro. Secondo quanto previsto dal progetto, nel cimitero ci sarebbero stati diversi optional, tra i quali un impianto audio di filodiffusione per rendere più agevole i momenti di raccoglimento.
Redazione online corriere.it
06 settembre 2010
giovedì 2 settembre 2010
L'ennesimo fallimento della destra milanese
Lega di lotta e di governo
lunedì 23 agosto 2010
All'Italia serve una politica industriale
Vincenzo Del Giudice - ilsole24ore.com
BARI - «Il racconto che io immagino rompe le porte blindate dell'economicismo. Produrre e distribuire ricchezza, promuovere il benessere di tutti, coniugare economia ed ecologia, trovare il giusto equilibrio tra profitto dell'impresa privata e valorizzazione dei beni comuni». Nichi Vendola, il governatore della Puglia cui piacciono i racconti, colui che ha deciso di sparigliare il centro-sinistra con la sua candidatura alle primarie parla di economia, Fiat, tasse e crisi. «Il dibattito dell'economia – dice – è asfittico e criptato, monopolizzato da tecnocrati, lobbysti e moralisti a libro paga. Un dibattito drammaticamente orfano di quell'etica della responsabilità che per me significa confronti con l'inviolabilità della vita e del vivente e porre un argine alla mercificazione del mondo. Cos'è la crisi? Una calamità naturale o il frutto avvelenato di quel potere soprannazionale della rendita e della speculazione finanziaria che ha umiliato il lavoro e ucciso milioni di imprese?».
Ecco, nel suo programma c'è una politica industriale?
Una politica industriale intanto bisogna avercela. Per Berlusconi è opzionale. Pare che la faccia spontaneamente il mercato. E in questa insostenibile leggerezza della politica l'Italia vive un vero e proprio processo di deindustrializzazione che è una tragedia civile e sociale. Non esiste un luogo in cui si discute di quali siano gli apparati industriali considerati strategici e come di conseguenza agire affinché essi possano radicarsi e rinforzarsi qui in Italia, di come possano internazionalizzarsi senza emigrare alla ricerca della manodopera al più basso costo, di come possano competere usando la chiave magica che apre la porta dei mercati globali: la qualità delle produzioni, il contenuto di innovazione dei prodotti. Non so se è una bestemmia dire che è necessario l'intervento pubblico in economia, che significa orientare e accompagnare le imprese, impedire che la costellazione di piccole aziende paghi in forme fatali il prezzo della crisi, promuovere la valorizzazione della presenza femminile e giovanile nel sistema economico, tutelare le conquiste sociali fondamentali, favorire un clima favorevole ai processi di innovazione, varare un Piano straordinario per il lavoro mirato al riassetto idrogeologico e alla cura del territorio.
Le si è detto molto contrario, dando la sua solidarietà ai lavoratori di Pomigliano, all'accordo proposto dalla Fiat. Che invece è stato ritenuto da molti, anche nel centro-sinistra, un fatto positivo.
La Fiat ha goduto di molti privilegi nella storia italiana. Non solo è stata monopolista nazionale dell'industria automobilistica ma è stata paradigma culturale su cui si è edificato il boom economico e un intero modello di sviluppo. L'Italia merita maggiore rispetto da parte della Fiat. A Pomigliano la Fiat ha scritto una pagina orribile di modernità ottocentesca.
Però delocalizzare è un diritto. O no?
Le delocalizzazioni non si possono impedire, certo, non a quelle imprese che abbiano investito e rischiato in proprio. Ma quelle che hanno beneficiato ciclicamente di ciclopiche risorse statali forse dovrebbero essere in qualche modo chiamate ad assumersi qualche responsabilità di tipo "patriottico". O per caso è stato Marchionne a finanziare la rottamazione delle auto?
Presidente, se lei diventasse capo del governo quale tipo di fiscalità attuerebbe?
Le tasse non sono un crimine o una patologia sociale: questa è stata la litania della destra planetaria. Piuttosto, l'evasione è un crimine, largamente incoraggiato dall'attuale classe dirigente berlusconiana. Le tasse sono un'architrave degli Stati moderni e rappresentano un nodo decisivo della perequazione sociale. La leva fiscale va alleggerita drasticamente nei confronti dei ceti popolari, ma anche nei confronti del sistema d'impresa la leva fiscale può essere usata per orientare scelte di modernizzazione. Non sono contrario alla Tobin tax e la carbon tax.
La crisi è ancora in atto, qual è la sua ricetta per uscirne?
Io penso che per fare ripartire l'economia bisogna uscire dall'angolo della superstizione liberista, in cui si canta il "de profundis" della spesa pubblica e si considera l'abbattimento del debito come una specie di dio pagano a cui sacrificare i poveri, le famiglie, le partite Iva, il welfare, e anche un pezzo di civiltà europea. Penso che oggi occorre sostenere la domanda interna, dare ossigeno ai ceti medio-bassi, aumentare l'area di consumo, sbloccare la spesa degli enti locali ibernata dalle ridicole penalità delle norme sul patto di stabilità. L'Italia affronta sacrifici durissimi senza alcuna prospettiva di crescita e un'intera generazione viene tagliata fuori dalla prospettiva del lavoro e del futuro.
Delinea una situazione tragica.
L'Italia sta precipitando in un buco nero, di un vuoto di classe dirigente, in una vertigine di pubblica immoralità. Serve ripartire proprio da questa nuova generazione, a cui non si può promettere la favola bella della flessibilità (una vita produttiva multidimensionale) e offrire poi l'incubo della precarietà.
SFIDA SULLE PRIMARIE
L'annuncio di Vendola
Circa un mese fa il governatore della Puglia Nichi Vendola lancia un sasso nelle acque del centro-sinistra e annuncia: mi candiderò alle primarie di coalizione in vista delle prossime elezioni politiche. Il suo proclama ha avviato il dibattito anche nel partito democratico fino a quel momento orientato ad appoggiare un'eventuale candidatura di Pier Luigi Bersani
Chiamparino raccoglie la sfida
Nei giorni immediatamente successivi all'annuncio di Vendola all'interno del Pd cominciano a circolare diversi di nomi di possibili competitor del governatore pugliese: da Enrico Letta a Matteo Renzi fino a Nicola Zingaretti. Finché il sindaco di Torino Sergio Chiamparino non si decide a rompere gli indugi. In un'intervista pubblicata sul Sole 24 Ore del 5 agosto il presidente dell'Anci si dice d'accordo a utilizzare le primarie per la scelta del futuro leader del centro-sinistra e al tempo stesso si dichiara pronto a raccogliere la sfida lanciata da Vendola
Il dietrofront di De Magistris
Tempo una settimana e anche l'europarlamentare dell'Idv Luigi De Magistris annuncia di essere pronto a correre alle primarie. In realtà già il giorno dopo l'ex pm ridimensiona le sue intenzioni, forse a causa della scarsa simpatia che il leader dell'Idv Antonio Di Pietro ha sempre manifestato per questo strumento
domenica 8 agosto 2010
La sinistra non tiene il passo di Fini
BARBARA SPINELLI - lastampa.it | |
Alla fine, la rottura fra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera è avvenuta sull’elemento che più caratterizza il regime autoritario di Berlusconi: il rapporto del leader con la legalità, quindi con l’etica pubblica. È ormai più di un decennio che il tema era divenuto quasi tabù, affrontato da pochi custodi della democrazia e della separazione dei poteri. Agli italiani la legalità non interessa, ci si ostinava a dire, né interessano la giustizia violata, la corruzione più perniciosa che è quella dei magistrati, l’obbligo di obbedienza alle leggi, il patto tra cittadini che fonda tale obbedienza. Anche per la sinistra, nostalgica spesso di una democrazia sostanziale più che legale, tutti questi temi sono stati per lungo tempo sovrastruttura, così come sovrastruttura era il senso dello Stato e della sua autonomia. Fini ha ignorato vecchie culture e nuovo spirito dei tempi e ha guardato più lontano. Ha intuito che uscire dalla crisi economica significa, ovunque nel mondo, uscita dal malgoverno, dai costi enormi della corruzione, dall’imbarbarimento del senso dello Stato. Ha visto che il presente governo e il partito che aveva fondato con Berlusconi erano colmi di personaggi indagati e spesso compromessi con la malavita. Ha visto che per difendere la sua visione privatistica della politica, Berlusconi moltiplicava le offese alla magistratura, alla stampa indipendente, alla Costituzione, all’idea di un bene comune non appropriabile da privati. E ha costretto il premier a uscire allo scoperto: lasciando che fosse quest’ultimo a rompere sulla legalità, sul senso dello Stato, sull’informazione libera, ha provocato un’ammissione indiretta delle volontà autoritarie che animano il capo del governo e i suoi amici più fedeli. In qualche modo, Berlusconi ha chiesto a Fini e ad alcuni finiani particolarmente intransigenti (Fabio Granata) di scegliere la cultura dell’illegalità contro la cultura della legalità che il presidente della Camera andava difendendo con forza. Non solo: più sottilmente ed essenzialmente, ha chiesto loro di scegliere tra democrazia oligarchica e autoritaria e democrazia rappresentativa. Il capo del governo infatti non si limita a anteporre la sovranità del popolo elettore alla separazione dei poteri e a quello che chiama il «teatrino della politica politicante». La stessa sovranità popolare è distorta in maniera micidiale, a partire dal momento in cui essa si forgia su mezzi di informazione (la tv) che il capo-popolo controlla in toto. La dichiarazione contro Fini dell’ufficio di presidenza del Pdl, il 29 luglio, erge i disvalori come proprio non segreto emblema quando afferma: «Le sue posizioni (sulla legalità) sono assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà». La sinistra non ha avuto né il coraggio né l’anticonformismo del presidente della Camera. Fino all’ultimo ha congelato la presa di coscienza italiana sulle questioni delle legge e della giustizia, ripetendo con pudibonda monotonia che «l’antiberlusconismo non giova al centrosinistra». E per antiberlusconismo intendeva proprio questo: combattere il Cavaliere sul terreno dell’etica pubblica, della legalità, della formazione dell’opinione pubblica attraverso i media. I problemi erano sempre altri: quasi mai erano la tenuta dello Stato di diritto, l’informazione televisiva manipolata, la corruzione stessa. C’erano sempre «questioni più gravi» da affrontare, più urgenti e più alte, prima di scendere nei piani bassi della legalità. L’incapacità congenita della sinistra di vietare a chi fa politica un conflitto d’interessi, specie nell’informazione, nasce da qui ed è destinata a divenire il vecchio rimorso e il vizio assurdo della sua storia. In fondo, venendo anch’egli da una cultura totalitaria, Fini ha fatto in questo campo più passi avanti di quanti ne abbiano fatto tanti uomini dell’ex Pci (lo svantaggio di tempi così rapidi è che le sue truppe sono labili). Questo parlar d'altro, di cose che si presumono più alte e nobili, è la stoffa di cui è fatto oggi lo spirito dei tempi, non solo in Italia. Uno spirito che contagia anche le gerarchie ecclesiastiche (non giornali come Famiglia Cristiana), oltre che molti moderati e uomini della sinistra operaista. È lo stesso Zeitgeist che in Francia, in pieno scandalo delle tangenti versate illegalmente da Liliane Bettencourt alla destra, spinge politici di rilievo a far propria l’indignazione dell’ex premier Raffarin contro la stampa troppo intemperante: «I francesi e i mezzi di comunicazione sono incapaci di appassionarsi per i grandi temi». Chi chiude gli occhi davanti al marcio che può manifestarsi nella politica sempre vorrebbe che i cittadini non vedessero la bestia, dietro l’angelo e i suoi grandi temi. Per questo la dissociazione di Fini dai disvalori del Popolo della Libertà non è una frattura del bipolarismo, né tanto meno un ritorno a vecchi intrugli consociativi. È il primo atto di un’uscita dall’era di Berlusconi, da una seconda Repubblica che non ha riaggiustato la prima ma ne ha esasperato monumentalmente i vizi: ed è un atto che per forza di cose deve essere governato da un arco di partiti molto largo. Il termine giusto lo ha trovato Casini: si tratta di creare un’«area di responsabilità istituzionale», non diversamente dal modo di operare di chi predispose il congedo dal fascismo. Nell’inverno scorso, lo stesso Casini parlò di Cln, il Comitato di Liberazione Nazionale che nel 1943 associò tutti gli oppositori al regime mussoliniano. Spetta a quest’area preparare elezioni davvero libere, dunque creare le basi perché le principali infermità della repubblica berlusconiana siano sanate. In seguito, il bipolarismo potrà ricostituirsi su basi differenti. |
lunedì 2 agosto 2010
Precisazioni al comunicato del PD
2 agosto 1980 - Bologna
venerdì 23 luglio 2010
Che fine ha fatto la laicità?
mercoledì 21 luglio 2010
1° Congresso di SEL: documenti
venerdì 2 luglio 2010
Compagni che sbagliano
Traspare, da tutto il pezzo, il concetto, molto anni ‘70, della giustizia come “strumento di oppressione del proletariato”. Sembra che non abbia lasciato nessun segno Pasolini, quando diceva di stare con i poliziotti, perché i veri proletari erano (e sono, aggiungo io) loro.
Direi che non sono assolutamente queste le basi sul tema giustizia per rifondare una nuova sinistra.
Bisogna smetterla di usare il concetto di “garantismo” come modo di difendersi DAL processo anziché NEL processo. Che poi è quello che quotidianamente quello che fa Berlusconi.
A guardare bene non è così strana la sua posizione: il suo principale avvocato, Pecorella, affonda le sue radici nella sinistra extraparlamentare: proprio quella che, negli anni '70, predicava la giustizia del popolo e l'oppressione dei magistrati e dei poliziotti.
Alessandro Simeone